MONDI SOMMERSI

Testo e foto di Corrado Carozzino


L’evoluzione

La pratica della fotografia subacquea e’ vecchia un centinaio d’anni,ma in questo relativamente breve periodo di tempo e’ stata protagonista di incredibili successi. Premesso che l’immersione subacquea risale a circa 5000 anni fa bisogna aspettare fino alla meta’ del 1800 , periodo in cui agli appassionati di quella subacquea che stava progredendo con l’uso di grezzi e pericolosi scafandri , venne in mente di immortalare l’ambiente marino. A quel tempo le fotografie erano realizzate impressionando sostanze fotosensibili spalmate su lastre di vetro con sensibilità bassissime, tempi di posa da sfinimento e attrezzature estremamente ingombranti!
I primi sviluppi sostanziali si ebbero intorno al 1880 , con la produzione di lastre secche ad alta sensibilità le fotocamere avevano otturatori veloci, la lastra veniva sostituita in modo automatico nella macchina e finalmente vennero ridotte le spropositate dimensioni delle apparecchiature. Nel 1882 venne sperimentato un primo scafandro per una macchina ‘compatta’ ma i risultati furono disastrosi. Fu provato anche un grande formato:l'enorme scafandro doveva essere posato sul fondo per scattare e per essere spostato aveva bisogno di un pallone galleggiante a sostegno!Il flash era costituito da un bulbo dove bruciavano magnesio e ossigeno posto su una botte che conteneva l’aria necessaria utilizzata per la combustione.
Anche se il flash spesso e volentieri...esplodeva , il suo utilizzo ebbe un grande successo e vennero così pubblicate le prime foto sui giornali del tempo. Il primo grande passo era stato fatto!Le innovazioni non tardarono a venire.In un continuo susseguirsi di migliorie venne ricostituito il sistema di flash con un cilindro contenente fari e venne creata una macchina motorizzata con sistema di scatto in successione .
L’utilizzo di queste nuove apparecchiature permise di raggiungere profondità sempre maggiori. Le prime immagini notevoli furono di John Ernest Williamson.Egli scendeva in immersione con la propria attrezzatura fotografica contenuta in una sfera stagna dotata di oblò’.Era un reporter ed il suo giornale pubblico’ numerose sue foto:il successo che ottenne fu strepitoso! Williamson fu il fondatore di una importante società di riprese subacquee , addirittura a seguito della sua popolarità gli fu affidato il compito di girare le riprese del primo “Ventimila leghe sotto i mari”. Invece l’ittiologo W.H. Longley fu il primo a realizzare foto a colori.La sua tecnica era tanto bizzarra quanto efficace! Scendeva con l’equipaggiamento da palombaro ,con una macchina commerciale a cui adattò una custodia dedicata di sua creazione introdusse l’uso delle prime lastre a colori. Queste avevano una sensibilità di 1 din (circa 0.75 ISO!).Come illuminatore usava una zattera su cui faceva bruciare mezzo chilo di magnesio.La deflagrazione provocava così tanta luce da illuminare il fondale. Era il 1926 e le sue foto vennero pubblicate sul National Geographic Magazine riscuotendo grandiosi apprezzamenti e riconoscimenti.
Negli anni ’40 venne creata da Hass la Rolleiflex biottica 6x6 munita di custodia da lui costruita ,la leggendaria Rolleimarin. Con foto eccezionali scattate ai Caraibi documento’ il primo incontro ravvicinato fra uomo e squalo. Le foto fecero il giro del mondo..La sua invenzione ebbe così successo che ancora oggi qualcuno la utilizza.Negli anni ’50 vennero introdotte le prime pellicole a colori e le nuove macchine compatte, nacque così la prima fotocamera anfibia. Nel 1951 la Calypso Phot fu la prima macchina anfibia ad esser messa in commercio, formato 24x36, dotata delle prime guarnizioni o-ring e di flash a lampadina era stagna fino a ben 30 mt,fu una creazione dell’ingegnere belga Jean De Wouters d’Oplinter e di Jaques Cousteau.I due collaborarono nella prima spedizione in Corsica e Mar Rosso della Calypso di Cousteau (’47) oltre che alla creazione dell’autorespiratore SCUBA ( Self Contained Underwater Breathing Apparatus ).Finalmente la fotografia subacquea divenne realmente alla portata di un numero sempre maggiore di subacquei.
La Nikon acquisto’ il brevetto per realizzare le famosissime Nikonos , le prime con parte posteriore apribile e flash elettronico.Dalla Calypso Nikkor si passo’ alla Nikonos II , alla III, a quelle più sofisticate con autofocus , controllo dell’esposimetro ,venne introdotta la avanzata Nikonos V, i flash TTL, fino alle recenti reflex SLR. Ed eccoci al giorno d’oggi!
La produzione di custodie , macchine digitali , ottiche, sia artigianale che industriale ora e’ di altissimo livello. La fotografia subacquea e’ sempre più popolare e qualsiasi utente pur non avendo pretese di performance professionali , può sfruttare le varie possibilità nel fantastico mondo delle immagini subacquee realizzando buone foto , senza conoscenze particolari e a costi contenuti. Accanto a questi modelli semplici troviamo macchine estremamente avanzate dotate di tutti gli automatismi necessari e non, scafandrature di ogni forma e materiale, flash elettronici dalle prestazioni eccezionali, accessori sempre più evoluti e completi.

L'alterazione della vista sott'acqua e relativi rimedi

Per capire a fondo come si fa a portare a casa da un’immersione uno scatto nitido e con le giuste tonalità di colore , per capire “come si scatta” sott’acqua,dobbiamo approfondire alcuni concetti di fisica. E’ ormai ‘ben assodato’ che il concetto dello scatto fotografico ruota tutto intorno al discorso luce! La luce riesce ad attraversare molte sostanze e se dovessimo farne un classificazione potremmo dividerle in :
- corpi opachi
- corpi trasparenti
Il principio di questa suddivisione e’ dato dal fatto di come i corpi si comportano con la luce incidente ,gli opachi ne assumono una parte mentre quelli trasparenti la lasciano passare totalmente. Quando un raggio di luce passa da un materiale ad un altro piu’ denso può essere assorbito ,riflesso o anche trasmesso ;il raggio quindi cambia la sua velocita’ e la sua direzione. Assorbimento e riflessione riguardano sia un corpo opaco che uno trasparente,la trasmissione solo uno trasparente. Ad esempio la differenza di densita’ tra aria e acqua fa si che la luce attraversi la prima a circa 300.000km/s mentre in acqua viaggia a 225.000km/s. La funzionalita’ del bulbo oculare umano e’tale perche’ esso lavori con la rifrazione di luce che attraversa aria. Quindi in acqua avendo l’alterazione della velocita’ e della direzione della luce a causa della densita’ maggiore,l’immagine non si forma sulla retina e appare consequenzialmente sfuocata. Per risolvere questo problema bisogna porre a contatto il bulbo oculare con una sostanza che abbia le stesse caratteristiche rifrangenti dell’aria:nulla meglio .. dell’aria stessa!!
La maschera subacquea e’ l’unica soluzione per questa necessita’: interponendo aria tra occhio e acqua esterna fa semplicemente modo che le funzioni di visuale riacquistino il funzionamento normale permettendo quindi la visione in immersione.
Questa appare nitida ma comunque soffre sempre delle alterazioni date dalla rifrazione perche’ la luce attraversa prima l’acqua,poi il vetro della maschera e infine l’aria contenuta in essa:un pesce sott’acqua osservato attraverso la maschera appare per 1/3 piu’ grande e la distanza tra noi e lui e’ di 1/4 piu’ corta. Questa situazione avviene ugualmente per le lenti delle macchine fotografiche concepite per funzionare con luce che attraversa aria ,i normali obiettivi che acquistiamo in un negozio di articoli fotografici. Come e’ stato risolto il problema? Sfruttando il solito concetto di funzionamento della maschera subacquea! Con l’utilizzo della custodia subacquea si ha l’interposizione di aria tra l’obiettivo e la lente esterna,l’olbo’,dell’apparecchio stesso.Ecco quindi che si ha la correzione della rifrazione. Sono stati creati degli obiettivi da utilizzare esclusivamente in acqua,i famosi obiettivi del sistema Nikonos. Le ottiche non subacquee pero’ continuano a soffrire di quella alterazione nella visuale come se fossero un vero e proprio organo ottico. Ecco quindi che a disposizione del fotografo subacqueo sono stati introdotti in commercio degli oblo’ correttivi sferici o piani intercambiabili a seconda dell’obiettivo utilizzato. Alcune custodie subacquee meno sofisticate sono gia’ fornite di oblo’ correttivo fisso.L’uso di tali accessori ci porta a correggere l’alterazione dell’angolo di ripresa ( del 25% minore per gli oblo’ piani )e l’eliminazione della aberrazione cromatica ( rilevante sempre con l’uso di oblo’ piani ). I problemi del fotografo subacqueo pero’ non si fermano a queste situazioni e alla necessita’ d’uso di oblo’ correttivi,ma egli deve fare i conti anche con ‘l’assorbimento selettivo del colore’.Tale fenomeno e’ definibile come scomparsa selettiva o assorbimento selettivo dei colori ,che si sviluppa in maniera crescente con l’aumentare della profondita’. La luce e’ un trasportatore di onde elettromagnetiche di differenti lunghezze:a grandi linee ad ogni quantita’di radiazioni di queste onde corrisponde un colore.
Quando la luce passa dall’aria all’acqua una parte delle radiazioni delle varie lunghezze d’onda vengono riflesse,quelle che passano subiscono la rifrazione e un’azione di filtraggio da parte dell’acqua per mezzo della diffusione e assorbimento .Il placton , gli altri vari minuscoli organismi , la sospensione di detriti e il pulviscolo sempre presente nell’acqua deviano e assorbono la luce .Quindi all’atto pratico questo fenomeno fa si che con l’aumentare della quantita’ d’acqua che la luce deve attraversare i colori perdono di intesità I primi sono quelli caldi e accesi,il rosso , l’arancio , il giallo , e cosi’ via fino a quelli piu’ freddi e tenui..
Ecco perche’nei nostri mari intorno ai -20/-30m appare ‘tutto verde o blu’e man mano che si scende di profondità l’ambiente marino circostante assume una colorazione sempre piu’ blu/violastra( questo motiva l’uso di torce subacquee anche di giorno )Ciò non vuol dire che in profondita’ non c’e’ luce ma che a quella profondita’ riesce ad arrivare solo la luce con quella determinata quantità di onde elettromagnetiche..pari al colore blu/viola! E’ ovvio che si arrivera’ ad un punto dove ci sara’ il buio assoluto a causa dell’eccessivo spessore di massa d’acqua che la luce deve attraversare,ma sono profondita’ elevate non raggiungibili da un subacqueo munito di autorespiratore. Al momento dello scatto minore sara’ la distanza tra il fotografo e il soggetto , maggiore sara’ la nitidezza e la saturazione dei colori;invece a distanza maggiori queste verranno penalizzate! Per ovviare a questo ulteriore problema e garantire comunque al fotografo un certo ‘potenziale’ di manovra e’necessario l’uso di flash subacquei , che producono la quantita’ di luce necessaria andando a colmare la carenza dei raggi della luce ambiente che vengono deviati , assorbiti ,riflessi. I mari tropicali famosi per le loro acque cristalline sono molto meno ‘restrittivi’ dei mari del bacino del Mediterraneo. Con la loro ‘trasparenza’ permettono al fotografo subacqueo di eseguire scatti addirittura ‘quasi panoramici’ con grandangolo senza l’utilizzo di flah, operando con rifrazione e riflessione quasi irrilevanti , assorbimento quasi nullo e sfruttando la luce riflessa dai coralli dai colori sgargianti e dal fondale di sabbia bianca . Quando viene chiamato a operare in campo il flash ,il fotografo subacqueo nel suo utilizzo deve considerare alcuni fattori decisivi. Gli stessi elementi che causano l’assorbimento e la deviazione della luce , tutte le microparticelle che galleggiano , posso alterare la foto non di poco e addirittura bruciarla.
Infatti se si punta il flash diretto perpendicolarmente verso il soggetto avremo lo stesso effetto che si ha in autostrada con nebbia se accendiamo i fari abbaglianti della nostra auto! E’ quindi necessario posizionare la fonte luminosa lateralmente , in maniera sopraelevata o in modo che il fascio provenga dal basso rispetto al soggetto. Il variare di queste posizioni andra’ a influire in maniera piu’ o meno marcata sull’effetto profondita’ dell’immagine basato sulla gestione delle zone d’ombra e di luce. Infatti se vengono effettuati scatti con il classico flash integrato la foto verra’ tendenzialmente piu’ schiacciata. Ecco quindi che il flash non e’ utilizzabile solo per sopperire alla carenza di luce ma puo’ essere determinante nella parte compositiva della scatto. L’uso di un software di fotoritocco in fase di post produzione puo’ aiutare a correggere eventuali alterazioni di nitidezza , esposizione e saturazione dei colori,come accade per la fotografia digitale ‘terrestre’.

 

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Plancia relitto Haven ( Arenzano )

Posizione errata dei flash.

L'attrezzatura fotografica subacquea

Per l’acquisto di materiale fotografico subacqueo il mercato offre un’infinita’ di soluzioni. Come gia’ accennato precedentemente si possono utilizzare apparecchiature molto semplici a bassissimo costo ( addirittura macchine subacquee usa e getta da pochi euro) , fino agli ultimi ritrovati digitali molto avanzati. Ovviamente con l’aumentare della pretesa di prestazioni ‘richieste’ all'attrezzatura il prezzo aumenta considerevolmente!
Si possono trovare apparecchiature ‘anfibie’ dedicate quindi ad un uso esclusivo sotto la superficie dell’acqua e magari anche a pellicola,ma senza dubbio la soluzione piu’ usata e’ quella di utilizzare materiale digitale non dedicato con l’ausilio di apposite custodie . La custodia (o scafandro) non e’ nient’altro che una scatola di plastica o di alluminio (quest’ultimo tipo molto costoso) sagomata sulla forma del corpo macchina. Per le macchine dotate di obiettivo amovibile la custodia ha la forma del corpo macchina con obiettivo inserito.Si apre in due elementi come una qualsiasi scatola con coperchio e la sua tenuta alle infiltrazioni e’ assicurata da guarnizioni in gomma.Il limite di tenuta di queste guarnizioni ( espresso in metri di profondita’) definisce il limite massimo di lavoro della custodia( generalmente tra i -40m e i -60)m.Superato il limite i comandi possono perdere la loro funzionalita’ e il rischio di infiltrazioni si eleva .
Il suo funzionamento e’ molto semplice : i comandi sulla macchina fotografica sono azionati da altri selettori posti sulla custodia in loro prossimita’ mediante delle prolunghe,sia se sono tasti da premere che leve da spostare. E’ possibile quindi accedere a qualsiasi funzione come se si scattasse su terra! Delle prese ergonomiche caratteristiche per ogni modello e marca aiutano a mantenere saldamente l’apparecchiatura durante tutte le operazioni. Per quanto riguarda le ultime custodie per DSLR esistono scafandri con olbo’ sostituibili in base al tipo di ottica usata , con possibilita’ di aggiungere filtri e addirittura con la possibilita’ di avere il controllo della regolazione meccanica dello zoom. Le custodie per compatte costano abbastanza poco sia per le loro dimensioni ,sia per il fatto che la compatta gia’ di per se ha una struttura molto semplice e un gruppo di comandi ridotto , generalmente accentrato in un’unica zona dell’apparecchio. Cosa tutt’altro che simile per una DSLR di ultima generazione .L’organizzazione dei tasti comando sullo scafandro , la loro affidabilita’ , la loro precisione e la loro funzionalita’ , sono piu’ complessi. Per il flash vale lo stesso discorso:sono strausati i flash dedicati ma si trovano anche custodie apposite munite di comandi con prolunghe per accedere alle varie funzionalita’. Quasi tutti i flash dedicati hanno la possibilita’ di scattare in TTL e in regolazione manuale dando grande capacità operativa al fotografo.
Di accessori aggiuntivi e’ possibile trovare tutto quello di cui uno puo’ aver bisogno:luci pilota, cavi syncro di collegamento flash-macchina,cavi di collegamento in fibra ottica flash integrato-flash esterno,cavi di collegamento in fibra ottica per flash multipli, e molto ancora..
Il flash nella stragrande maggioranza dei casi e’fissato ad un sistema di braccetti mobili e snodabili generalmente composto da 2/3 elementi.Esistono anche braccetti a sfere molto piu’ pratici e funzionali. Il braccetto nella parte superiore ha fissato il flash,la parte inferiore e’ fissato ad una staffa che a sua volta e’ assicurata allo scafandro della macchina fotografica creando cosi’ un blocco unico. A seconda delle esigenze possono essere montati piu’ sistemi di illuminazione con l’aggiunta di congegni di supporto degli stessi. La scelta del materiale fotografico da acquistare e’ totalmente soggettiva.Varia dal budget che il fotografo ha a disposizione,alle performance di resa che vuole raggiungere , dall’ambiente in cui sara’ utilizzata l’attrezzatura , al bagaglio di conoscenze tecnico pratiche di fotografia di cui egli dispone.

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Scafandratura per DSLR .

L'immersione subacquea

Fotografare sott’acqua non richiede particolari doti tecniche , anche solo per divertirsi in vacanza basta essere in possesso di un’apparecchiatura idonea e che abbia possibilita’ di farlo. Pero’ prima di cimentarsi in suddetta attivita’e’ necessario essere dei subacquei qualificati. Dopo la II Guerra Mondiale si sviluppo’ la subacquea ‘commerciale’ che e’ in continua crescita tutt’oggi;negli anni sono nate tantissime didattiche ( scuole ) che magari differiscono tra loro per alcuni particolari nel metodo di insegnamento o di configurazione dell’equipaggiamento, ma che fanno sempre riferimento ai limiti e alle procedure imposti dalla medicina iperbarica, universali per tutta la subacquea. Esistono varie qualifiche , specialita’ ,che un subacqueo puo’ conseguire , ma il primo livello e’ obbligatorio e uguale per tutti. L’iter didattico di base e’ piacevole da svolgere ed e’ molto semplice .Non richiede particolari doti oltre all’essere in buona salute.E’ un’attivita’ che permette di vivere a contatto con la natura al 100% esplorando ambienti e stando a contatto con creature che agli occhi di un non subacqueo che magari vive lontano dal mare potrebbero sembrare di un altro pianeta!Ecco perche’ molti subacquei si sono avvicinati a questa attivita’ “provando” durante le vacanze nei luoghi di mare piu’ ambiti,sfido a trovare qualcuno a cui non sia piaciuto..
La preparazione teorica iniziale e’ sviluppata su banali concetti della fisica di base:parlando di immersione parliamo di pressioni,fluidi,masse,pesi,temperature,tempi e altro ancora,tutti elementi che abbiamo gia’ affrontato a scuola durante le ore delle lezioni di fisica! Per farla molto.. ma molto breve,tutto ruota intorno al fatto che quando ci immergiamo ci esponiamo ad una pressione: il fluido in cui siamo immersi ci avvolge e ci..comprime!Questa compressione aumenta con l’aumentare della profondita’ in maniera direttamente proporzionale. L’aumento e la diminuizione di pressione ( che si hanno quindi rispettivamente in fase di discesa verso il fondo ed in fase di risalita verso la superficie ) innestano una serie di femonemi fisici e chimici inevitabili sul nostro organismo ,e fanno si che il gas che respiriamo ( in questo caso aria ) provochi certi effetti su di noi( ad esempio in caso di inconveniente la famosa embolia oppure la rinomata ebrezza di profondita’). Questi fenomeni vanno controllati e gestiti secondo gli standard prefissati dalla propria didattica e dalla medicina iperbarica ,a differenza di cio’ il sub puo’ incorrere in spiacevole inconvenienti piu’ o meno gravi. Il tutto e’ rapportato all’aumento della profondita’ a cui il sub si espone:piu’ l’immersione e’ profonda e maggiori devono essere le precauzioni , la preparazione fisica ,quella teorica , e l’introduzione d’uso di materiali tecnici avanzati che il subacqueo deve adottare.
Gli standard procedurali e l’equipaggiamento anche non troppo avanzato che possiamo reperire dal commercio fanno si che possiamo svolgere l’immersione subacquea senza rischi rilevanti. Il subacqueo si immerge utilizzando l’apparato SCUBA:Self Contained Underwater Breathing Apparatus,il gruppo ARA ( Auto-Respiratore-ad Aria).Questo apparato nella configurazione per la subacquea ‘ricreativa’,quella ludica e alla portata di tutti, e’ composto da:

- bombola: e’ il contenitore in cui e’stoccata l’aria che si respira , puo’ essere di alluminio o acciaio e con capienze differenti .E’caricata a pressione con appositi compressori per aria respirabile.

- l’erogatore a richiesta: e’ l’elemento fondamentale che permette la respirazione dalla bombola.Si chiama a richiesta perche’ fornisce tanta aria quanta il sub ne richiede.Lo sforzo inspiratorio e’ regolabile meccanicamente ed un erogatore di alte prestazione e’ tale quando gia’ ‘dalla fabbrica’ e’ garantito uno sforzo inspiratorio quasi nullo.E’composto da un I stadio che viene assemblato alla rubinetteria della bombola mediante perno a vite ;ha la funzione di ridurre la pressione dell’aria della bombola ad un livello respirabile e di convogliarla per mezzo di fruste ( tubi di gomma ) verso il II stadio e gli altri componenti dell’equipaggiamento del gruppo.Il II stadio e’ una ‘scatola’ tenuta in bocca dal sub per mezzo di un boccaglio.Il sub all’atto inspiratorio crea una depressione(risucchio) al suo interno che muove meccanicamente un levetta , questa a sua volta favorisce l’immissione d’aria in questa scatola dalla frusta collegata al I stadio.All’atto espiratorio l’aria viene espulsa dal baffo composto da due aperture posto tra bocca e mento , grazie a una membrana l’aria esce ma non entra l’acqua.

- manometro: strumento analogico o digitale collegato al primo stadio a mezzo frusta , serve per indicare la scorta d’aria nella bombola misurandone la pressione.

- gav: giubbotto ad assetto variabile ,e’ una sorta di jaket , un gilet con un’intercapedine d’aria all’interno che viene indossato e che viene gonfiato utilizzando l’aria della bombola mediante una pulsantiera di carico/scarico , a cui viene innestata con attacco a baionetta una frusta collegata anch’essa al primo stadio .Serve per regolare l’assetto e mantenerlo neutro(per rimanere a mezz’acqua) , per scendere ( assetto negativo ) o salire di profondita’(assetto posivito ),in base alla necessita’ il tutto viene comandato a mano per mezzo della pulsantiera .E’ un po come essere attaccati ad un palloncino che viene sgonfiato e gonfiato .Nella parte posteriore del gav ,sulla schiena , viene fissata la bombola.Tutto il gruppo assemblato,bombola,erogatore fissato alla bombola,gav,viene indossato come uno zaino.

Oltre al gruppo ARA il subacqueo necessita di altro materiale:
- Muta umida(umida perche’ entra acqua): e’ il ‘vestito’ che isola parzialmente il corpo dall’acqua.Il neoprene che la compone mantiene in parte il calore corporeo con cui viene scaldata l’acqua che entra e che rimane tra il corpo del sub e la muta.Utilizzabile nei nostri mari da Maggio a Ottobre, e’ necessaria in quanto il potere di raffreddamento dell’acqua e’ 25 volte maggiore di quello dell’aria.
- Muta stagna:come dice il nome..e’ stagna!Non entra acqua,tra essa e il corpo rimane un’intercapedine d’aria che permette di indossare qualsiasi capo d’abbigliamento!Ovviamente si tende a indossare meteriali tecnici isolanti pratici e comodi.Usata nel periodo invernale o nei laghi.
- Calzari/guanti/cappuccio:sono in neoprene coprono piedi,mani,testa.
- Pinne: mezzo di propulsione sfruttato dal sub per muoversi nel fluido
- Maschera:permette di vedere sott’acqua
- Zavorra: pesi ( sacchettini di sabbia o blocchetti di metallo da 1 a 2 kg) che ci zavorrano!Servono ad annullare la spinta di galleggiamento del neoprene indossato e di tutti gli altri materiali che tendono a galleggiare.
- Computer subacqueo:computer da immersione da polso,gestisce in tempo reale i dati dell’immersione ( tempo,profondita’,scorta d’aria,tappe decompressive,ecc..ecc) ,fornisce al sub lo schema ( profilo )da seguire per la decompressione ( risalita ) e per le eventuali tappe di decompressione in base al tempo e alla profondità a cui si espone.

Effettuare un’immersione subacquea di fotografia fa si che il fotografo debba contemporaneamente gestire tutto questo equipaggiamento,l’attrezzatura fotografica e i fattori che determinano la riuscita dello scatto( esposizione , diaframma , tempo... ),senza dimenticare i possibili inconvenienti da malfunzionamento dell’equipaggiamento in cui puo’ incappare. Esempio pratico:se devo fotografare una medusa che nuota beatamente la devo prima raggiungere , devo mettermi al suo livello o ad un altro che mi permetta di fare un buono scatto , devo mantenere l’assetto neutro ( gestendo l’aria nel gav in modo da non tendere ad andare verso la superficie o a non affondare),devo impostare i parametri di scatto , devo stabilizzarmi e devo scattare!Potrebbe sembrare quasi semplice ma non e’ cosi’ ( almeno per chi non ha esperienza ); anche se raggiungo l’assetto neutro comunque a causa della respirazione faccio sempre una sorta di leggero sali e scendi , quindi devo essere bravo a crearmi un momento di stabilita’ ‘assoluta’ tra me , la macchina ed il soggetto ,effettuando sempre manovre controllare e calme respirando sempre in maniera profonda e rilassata. Piu’ il soggetto e’statico minori saranno le difficolta’, un pesce che nuota liberamente e che magari e’ anche diffidente , sara’ veramente difficile da congelare con uno scatto mentre dobbiamo gestire tutto l’equipaggiamento subacqueo , quello fotografico ,ed il loro ingombro!Senza trascurare il controllo del consumo d'aria,lo stress fisico causato da eventuale corrente o dalla temperatura dell'acqua troppo bassa,dalla sensazione di costrizione data dall'aderenza della muta , dalla visuale ridotta causata dalla maschera. Quindi maggiori sono esperienza e conoscenza,migliori saranno risultato e divertimento.Oltre alla gestione dell’equipaggiamento il fotografo subacqueo deve fare anche i conti con le condizioni ambientali;ad esempio se gia’ prima di entrare in acqua nota un’ onda lunga con risacca molto probabilmente sotto costa anche fino a una decina di metri puo’ esserci un discreto ‘sballottio’, con conseguente scarsa visibilita’ e impossibilita’ di scattare .Oppure se soffia un forte vento proveniente da terra verso il mare aperto probabilmente la corrente in acqua seguira’ il senso del vento e quindi il rientro verso la costa puo’ essere piu’ difficoltoso.. Alcune di queste condizioni possono essere definite in fase di preparazione ( pianificazione ) dell’immersione , altre come ad esempio la temperatura dell’acqua , la corrente o la visibilita’, spesso sono solo valutabili sul momento e vanno a incidere sulla riuscita dell’immersione. La pianificazione e’ il primo step fondamentale da cui si parte per svolgere un’immersione,di qualunque tipo essa sia.Si stabiliscono il punto di immersione,le procedure di coordinamento e di emergenza in caso di necessita’ con gli altri membri del gruppo se ci si immerge in compagnia , profondita’ , tempo , scorta d’aria , itinerario da seguire , ed in base a questi fattori si sceglie la giusta configurazione di attrezzatura.Ovviamente vanno considerate anche le condizioni metereologiche e di stato del mare!Durante l’immersione il fotografo non dovra’ solo pensare a scattare e a cercare il soggetto giusto , ma dovra’ prima di tutto gestire i paramentri dell’immersione dai quali ne vale la sua incolumita’;con l’ausilio del computer subacqueo deve costantemente monitorare tutti i parametri dell’immersione ( tempo , profondita’ , ecc..ecc.. ) e svolgere l’attivita’ fotografica basata su questi fattori e non il contrario!
Il concetto di pianificazione vale anche per l’organizzazione dell’attivita’ fotografica.Il fotografo deve decidere ‘a terra’ come vuole fotografare , quindi dopo aver stabilito le ambientazioni in cui scattare configurera’ la sua apparecchiatura in base alle necessita’,ad esempio scegliendo un obiettivo piuttosto che un altro.Con una visibilita’ di 4 mentri che senso avrebbe montare un grandangolo?Non verrebbe nemmeno mezza foto!
Non e’ possibile sostituire un obiettivo in immersione,ecco perche’ la pianificazione e’ importante. Come su terra chi usa la compatta e’ avvantaggiato sulla comodita’ e sulla praticita’ , ma non sulla resa..

Per quanto riguarda i soggetti anch’essi vanno scelti in pianificazione e sarebbe meglio conoscere le loro abitudini.Se volessimo fotografare dei nudibranchi dovremmo svolgere l’immersione nei pressi di scogli con presenza di corallo e a certe profondita’ , usando magari un’ottica per distanze ravvicinate,oppure se volessimo fare delle foto a polpi li andremmo a cercare in mezzo ad anfratti e spaccature,di certo non aspetteremmo di trovarceli davanti in mare aperto o nella sabbia!Altro esempio,se volessimo immortalare del pesce grosso o interi banchi dovremmo svolgere l’immersione in mare aperto e in corrente,perche’ magari non montando un bel grandangolo?Lo stesso vale per la fotografia terrestre,in montagna di certo non mi aspetto di poter fotografare un leone. Oltre a questi fattori il fotografo deve conoscere anche il metodo di approccio ai vari soggetti:se deve fare della macro appoggiandosi al fondale deve farlo con grazia e deve sapere che un movimento brusco,oltre a far scappare l’animale nel caso di questa scelta di soggetto,puo’ provocare una fastidiosissima e deleteria nuvola di sospensione di microparticelle che andra’ a influire sul risultato dello scatto.

Se il fotografo urta contro il corallo puo’ danneggiare la muta , puo’ ferirsi ,puo’ danneggiare l’equipaggiamento scuba e l’attrezzatura fotografica,creando anche un danno ambientale. E’ buona norma che il subacqueo ‘rispetti’ l’ambiente in cui si trova e tutti gli esseri viventi che lo popolano.Nel caso di voler scattare usando come soggetti animali potenzialmente pericolosi e’ bene che il fotografo prenda tutte le precauzioni del caso.Una medusa molto urticante puo’ arrecare danno solo se entra in contatto con pelle scoperta,quindi con tutta l’attrezzatura completa indossata il fotografo potrebbe potenzialmente avventurarsi all’interno di un banco di meduse,ma nel caso di approccio a pesce grosso ..’mordace’ , come potrebbe essere un grosso pesce serra , una murena o uno squalo , e’ bene mantenere le distanze e conoscere le caratteristiche comportamentali del soggetto. Non per creare inutili allarmismi ma in tutti i mari italiani e’ risaputa,registrata e documentata la presenza di squali,pesci spada,balene,barracuda,delfini e di chi piu’ ne ha piu’ ne metta.La possibilita’ di incontro di una di queste bellissime creature e’ piu’ che concreta , ‘il soggetto tanto atteso’ dal fotografo subacqueo ma assolutamente da non sottovalutare,specialmente se ci si immerge da soli.

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Corallo Rubrum , Calafuria ( LI )

Particolare di sospensione sollevata per disattenzione

Lo svolgimento di questa pratica trova acerrimi nemici che la reputano molto pericolosa,molti altri la svolgono regolarmente senza problemi e la sostengono. Le didattiche ricreative insegnano di non immergersi mai da soli,almeno in coppia.In effetti in caso di malore il buddy ( coppio , compagno ) e’ l’unico che puo’ assisterci.E’ standard che la configurazione minima di sicurezza dell’attrezzatura preveda l’uso di due secondi stadi , meglio anche due primi stadi ;questo per aumentare le possibilita’ di risolvere situazioni di emergenza legate al malfunzionamento dell’apparato di respirazione.Ho problemi all’erogatore? Uso quello di emergenza.Ho problemi anche a quello?Posso usare quello di emergenza del mio compagno.. Se sono solo perdo questa possibilita’. Esistono corsi di immersione in solitaria,ma non si parla piu’ di subacquea ricreativa ma tecnica;sono necessari strumenti e preparazione piu’ avanzati, ovviamente e’ richiesto un bagaglio tecnico/pratico/teorico superiore. L’immersione di fotografia in solitaria e’ molto piu’ ‘redditizia’di quella fatta in gruppo.
Il fotografo subacqueo sarcasticamente prova un sensazione di ‘peso’ e di responsabilita’ nei confronti del gruppo quando si immerge in compagnia.Se trova un potenziale soggetto si sente obbligato a ‘tirare via’ lo scatto , per non annoiare e rallentare troppo i suoi compagni.I fotografi subacquei sono goliardicamente ‘ghettizzati’ dai non fotografi!Questo perche’ sono capaci di passare molto tempo dell’immersione su piccolissime porzioni di fondale a cercare soggetti e a provare impostazioni,nulla di piu’ tremendamente noioso e inutile per chi vuole godersi liberamente una bella passeggiata subacquea ammirando gli abitanti del mare e i bellissimi giochi di colore dei suoi ambienti.

Il mondo marino e’ un universo a se’ stante ancora quasi totalmente inesplorato , gli studiosi hanno stabilito che l’uomo conosce solo il 2% degli oceani..scoperte svolte in un lasso di tempo di 5000 anni .Con i nostri scatti possiamo fermare il tempo creando immagini indelebili dei momenti fantastici e delle splendide emozioni che ci offre questo mondo tanto bizzarro quanto affascinante,di cui nessuno conosce e probabilmente mai conoscera' i misteri delle sue profondita’ piu’ remote.